Il Castellaccio Degli Ubertini
Comune: AREZZO
Provincia: Arezzo
Tipologia:
Borghi e Villaggi, Castelli
Disponibile per:
film, set pubblicità
IL CASTELLACCIO di Ubertino di Gualfreduccio
Antica dimora del Casato dei nobili Ubertini di Valezano e tra questi, fino al 1221, ad Ubertino di Gualfreduccio, il “Castellaccio” sorge sulle spoglie del ben più antico Castello pre mediovale e risalente all’anno mille. L’attuale maniero, risale per data certa e pluridocumentata, all’anno 1700. Posto in posizione privilegiata e dominante, alle porte del Parco Nazionale delle foreste del Casentino, a circa un’ora da Firenze e da Siena e ad un’ora e mezza da Roma, a quaranta minuti da La Verna e Camaldoli,a quindici minuti da Arezzo, in Vogognano, esso domina la valle intera delle colline toscane. La vista superba ed ineguagliabile, a trecentosessanta gradi, permette di scorgere nitidamente a sud, lato di prevalente esposizione della dimora, addirittura il Monte Amiata. Il sito, oggetto di interesse storico ed artistico, (NON coperto da vincoli di belle arti) unisce alla sua propria affascinante e documentata storia il tramandarsi di curiose e meravigliose leggende di tipo mistico – esoterico.
POSIZIONE
In Vogognano, il sito denomina l’intera località chiamata per omonimia “località Castellaccio”. Esso sorge sulla parte superiore della collina posta sopra il caratteristico paese, da cui domina l’intera vallata sottostante bagnata dal fiume Arno.
Specificatamente il Castellaccio è collocato in zona “climatica”, protetta da temperature rigide durante l’inverno od eccessivamente torride in estate e per ciò facile alle coltivazioni di viti ed olivi.
IL PODERE
Il Castellaccio è circondato da poco meno di un ettaro di terreno coltivabile caratterizzato da pianori, fasce, terrazze etc. Il podere ricomprende altresì una parte di bosco ceduo. Dietro all’edificio sorge bellissima ed ampia collina, ideale per posizionare piscina
LA PROPRIETA’
La proprietà ricomprende una superficie totale di circa oltre 9000 mt. (attualmente 1200 mt2 coperti e 8000mt2 circa di terreno) Il Casale nobile ha superficie di circa 750 mt. distribuiti su due piani oltre ad una torretta. Il Casale è stato ristrutturato ed è agiatamente vivibile. E’ dotato di luce ed acqua (oltre all’acqua proveniente dall’acquedotto comunale gode di due sorgenti di proprietà), di predisposizione per ulteriore riscaldamento, di bagno confortevole, cucina, varie camere e camerette, saloni, salotti, una sala yoga, fondi cantina ecc ecc per un totale complessivo di ventidue vani. All’interno sono rinvenibili affreschi risalenti all’anno 1700 in tutta la struttura. Di questi solo un paio sono attualmente stati portati alla luce.
Intorno all’edificio principale sorgono ben quattro case completamente in pietra e verosimilmente risalenti per origine alla medesima età sebbene negli anni addietro adibiti a cascine rurali, dei quali solo due in parte deruti e tutti e quattro comunque ampliabili stante la cubatura disponibile e, se compiace, utili a destinarsi a proprietà indipendenti, a casali autonomi, a ville e villette autonome etc (attualmente questi hanno la seguente metratura: antico forno mt2 50 raddoppiabili, antica legnaia mt2 50 raddoppiabili; casale di 130 mt2 circa e casale di 300mt2 deruti).
LA STORIA
“Tra gli antichi itinerari usati nell’età medioevale uno, proveniente da Valenzano, passava per Agnano e Serboli e saliva al Castellaccio, raggiungendo San Quirico per proseguire poi, dopo Tori, verso la montagna. La pieve di San Quirico nei decimari del 1274 – 1303 è indicata come chiesa o pieve appartenente al pleberio di San Eleuterio. Da un documento del febbraio 1076, appartenente al Regesto di Camaldoli, si ha notizia della vendita della metà di un podere posto nella pieve San Quirico , che Sasso di Lamberto fece a Rodolfo di Ungano. Nell’aprile dello stesso anno si registra l’acquisto, da parte di Imilda di Lieto, moglie del citato Rodolfo, della porzione di una corte posta nella pieve di San Quirico “in casale Vegognano” e della chiesa di Santa Maria, per il prezzo di duecento soldi.
Ancora un’altra notizia riguarda Rodolfo di Ungano, che doveva essere un personaggio facoltoso di Vogognano: nel novembre del 1084 questi donò al Priore di Camaldoli tutte le terre che teneva in Vogognano, pleberio di San Eleuterio. Anche in gennaio del 1089 si riscontra un’altra donazione in favore dei monaci Camaldolesi da parte di Ildebrando di Alberto, di tutti i beni in quella zona. Dagli atti si può riscontrare che sulla fine dell’anno mille Vogognano si trovava sotto il pleberio di Sallustio, il che dimostrerebbe che la pieve di San Quirico era già decaduta.
A circa mezzo chilometro dalla chiesa di Santa Maria, sopra un colle isolato, ma dominante nella zona, si trova l’edificio detto Castellaccio, che ricorda l’ubicazione del Castello di Vogognano. Sicuramente sorse come fortilizio vedetta per il controllo nelle strade vicine e poi divenne un Castello Mediovale Fortificato. Da questa località di possono vedere i punti strategici che interessano i castelli vicini di Giuliano, Ponina, Subbiano e Lorenzano.
Il Castello nel basso Medioevo, appartenne agli Ubertini di Valezano. Uno di questi, Ubertino di Gualfreduccio, come risulta da un atto del Dicembre 1221, donò al monastero di Camaldoli la quarta parte del Castello e della torre di Vogognano, il giuspatronato della chiesetta di San Donato, ubicata dentro al Castello, oltre alla cessione dei dipendenti Giannibono da Meleto, Benincasa di Lambertuccio, Benardo da Meleto e Rainiero da Campotavole.
(e’ una ipotesi che sotto la collina che anomalamente sorge alle spalle dell’attuale maniero siano ancora le vestigia degli antichi possedimenti, la chiesetta, i passaggi segreti etc)
Il Castello più tardi andò nelle mai dei Tarlati, e nel 1384 lo troviamo tra i castelli e ville che quei signori di Pietramala elencarono ai Senesi.
Dalla sentenza contro i Tarlati, da parte di Nicolò Gherardini, risultava nei possessi di Tarlatino. Non figura però nell’elenco degli ispettori fiorentini segno che evidentemente fosse già semplice villa.
Oltre il Castello di Vogognano, che risulta ben documentato (regesto di Camaldoli, Archivio di Firenze etc)…un abitato oggi scomparso insieme al nome è Urbano. Non siamo in grado di ubicarlo ma non è escluso che si trovasse vicino alla pieve di San Quirico: alcuni abitanti di Vogognano ritengono che ai piedi del Castellaccio esistessero antiche abitazioni; lo deducono dai frammenti di pietrame antico e vasellame rinvenuti in passato dai propri avi.(Da :“Storia di Subbiano”)
LA LEGGENDA
Univocamente diffusa tra gli attuali abitanti di Vogognano è la leggenda secondo la quale esista, nascosto ancor oggi, sotto le fondamenta del Castellaccio l’antico “vitello d’oro”, un vitello di dimensioni reali completamente in oro, che verosimilmente costituì tesoro dei nobili o dei monaci templari di Camaldoli. Non è dato di sapere altro se non che, ancora nelle passate non remote epoche, la zona è stata oggetto di ricerche e sopralluoghi da parte di contadini abitanti della zona. Né si può sapere con certezza se al prezioso vitello corrisponda un bene materiale di tale inestimabile valore o la meta interiore di una sublime estasi in armonia con l’universo attesa l’energia di assoluta pace che in questo luogo ancora oggi intensa regna.